I due numeri che compaiono nel titolo non sono altro che due date e cioè l’anno storico in cui il Corpo dei Civici Pompieri si è trasformato in Corpo Nazionale Vigili del Fuoco e l’anno in cui questo Corpo ha compiuto 80 anni.
La poesia, composta in occasione delle iniziative di celebrazione dell’ottantennio, è opera di Maurizio Colizzi, un valido ingegnere del Comando di Perugia con ottime capacità tecnico-operative che si concede ogni tanto il piacere di dedicarsi all’arte letteraria con risultati davvero apprezzabili.
I versi della poesia, soffusi da una melanconica tristezza, ci rappresentano in pieno lo stereotipo del pompiere: allegro, compagnone, umano nei momenti di tranquillità, ma deciso, eroico e fiero nei momenti che contano.
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C’ho ottant’anni,
so passati veloci.
‘Mpare vero
me sembra ieri
che so entrato a lavorà né li pompieri
e oggi in questo giorno de festa
me ritrovo a pensà a cosa resta.
‘Na vita passata dentro da caserma,
ogni turno succedeva quarcosa:
‘na vorta ‘na porta,
‘na vorta ‘n micino,
‘na vorta ‘na fuga de gas in dar tombino.
Quer giorno che me vojo scordà,
ma nun riesco,
un incidente brutto, tremendo
e ‘n mezzo a le lamiere er mejo amico mio:
un pompiere.
C’avevo ‘n groppo mentre tajavo er fero
‘n ce volevo crede cha stava a succede pè davero.
Quanti ggiorni passati insieme e quante sere!
Ogni vorta se ne inventava uno diverso.
De cosa? Ma de scherzo!
Aveva preso de mira er capoturno,
‘n c’era modo de tenello,
quando partiva ‘n se fermava.
Come ‘n ragazzino co’ l’occhi vispi
che vole combinà ‘na marachella
lui ‘mbastiva ‘na scenetta ogni vorta più bella.
Poi, quanno sonava la campana,
cambiava vorto, se trasformava,
diventava er mejo pompiere c’ho mai conosciuto,
preciso, attento, metodico e guerriero,
‘na forza senza pari.
Portava la divisa fiero,
diventava ‘na furia
se quarcuno de la squadra
nun se impegnava e era leggerino;
lo pijava da ‘na parte
je diceva quarcosa
e come er padre cor bambino
lo raddrizzava fino fino.
Ora
mentre la tromba sona er silenzio
pe’ commemorà i colleghi caduti ner mestiere
fieri d’esse pompieri
me fisso sur marmo grigio
leggo li nomi scritti in rosso
me soffermo sur suo.
Uno dietro me sfiora,
io me rivolto de scatto,
spero ch’è lui che fa lo scherzo,
sorrido e chiudo l’occhi.
Li riapro.
Quanto so scemo!
Me commovo come ‘n fijo.
C’ho ottant’anni
me sembra ieri
che so entrato a lavorà cò li pompieri.
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MAURIZIO COLIZZI, Vice Comandante VVF Perugia
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