Il giorno in cui tutti i soci di un’associazione di volontariato comprenderanno che l’attività della stessa associazione e, conseguentemente, il successo nel raggiungimento dei fini istituzionali non va a carico del solo Consiglio Direttivo e di alcune “mosche bianche” che si prestano generosamente anche oltre limiti ragionevoli ma è un qualcosa che dipende da tutti gli iscritti incondizionatamente, ebbene quel giorno potremo dire che quell’associazione farà davvero un grande balzo in avanti sia per quanto riguarda il successo della sua azione sia per quanto riguarda la stima che si sarà guadagnata.
I soci sono tutti “volontari” cioè hanno deciso spontaneamente, senza nessuna coercizione, di iscriversi e quindi, al momento dell’iscrizione, erano perfettamente coscienti di ciò che avrebbero dovuto dare all’associazione. E si badi bene, quando si dice “dare” non ci si riferisce certo al denaro delle quote annue che grazie a Dio non sono così indispensabili grazie alle leggi sulle ONLUS e grazie al fatto che un’associazione ben funzionante è in grado di autofinanziarsi per gran parte delle sue necessità.
La parola “dare” si riferisce soprattutto all’opera che i soci si prendono incarico di prestare per portare avanti le attività istituzionali, un’opera che può essere non solo manuale ma anche di tipo intellettuale o direttiva o creativa. Se ognuno desse all’associazione un po’ di ciò che sa fare o è in grado di fare, l’associazione potrà realizzare tanto e con poca fatica per i singoli soci.
Auspicare la venuta di quel “giorno della verità” di cui si diceva all’inizio è solo una ottimistica speranza o una vana utopia?